giovedì 3 marzo 2016

Villa Marini (sede comunale)

Sede comunale, la villa appartenne al tenore Ignazio Marini, grande amico e collaboratore di Giuseppe Verdi.


Villa Clorinda fu fatta costruire, dal 1831 al 1835, dal notaio Prospero Marini, padre del famoso cantante Ignazio Marini, al quale è intitolata la via adiacente.
Non si conosce in nome dell’ingegnere progettista, la villa, con il parco circostante di circa 6500 mq, compare segnata in una carta catastale del 1843. Su questa carta appaiano anche due cedri del Libano e una delle due magnolie tutt’ora esistenti.
E’ una tipica villa padronale di campagna. Il complesso comprende:
La villa dove abitavano i padroni
La casa colonica alle sue spalle, dove abitavano i contadini (ora trasformata in un abitazione civile con 12 mini appartamenti)
il ricovero della carrozze e l’abitazione del fattore (che ospita oggi l’abitazione del custode e, fino a poco tempo fa, un centro diurno per anziani).
E’ uno stile tardo neoclassico, tardo perché lo stile neoclassico si sviluppa tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Si sviluppa però prima in città, per poi arrivare anche nei paesi.
Caratteristiche dello stile neoclassico sono la facciata rettangolare, sormontata dal triangolo in muratura, che si chiama           ; i tre ordini di colonne al piano terreno, al primo e al secondo piano; la villa è posta nello sfondo del viale del parco e appare quasi come la scena di fondo di un teatro.
La superficie della villa è di circa 250 mq per ogni piano, con due vasti scaloni, al primo e al secondo piano, da dove si accede, si passa, nelle varie stanze; di particolare interesse sono quella a sinistra entrando al piano terra ( era il salotto-soggiorno) con il soffitto finemente decorato e con una bellissima veduta sul parco (ora è sede dell’ufficio anagrafe); la sala del Camino, che era la cucina-refettorio della vialle; le camere da letto al primo piano, soprattutto quelle che ora sono destinate all’ufficio ragioneria e a quella del segretario comunale.
Nel seminterrato è collocata la cantina dove si conservava il vino; poiché essa era rivolata a Sud, e quindi era esposta al caldo, furono costruite, tra la cantina e l’esterno, due ampie vasche, dove veniva convogliata continuamente l’acque delle sorgenti della collina retrostante, così veniva assicurata la provvista d’acqua e la frescura delle cantine.
L’entrata principale era dal cancello del parco, ma si poteva (come si può ancor oggi) entrare in villa anche da via Marini, dove esiste la scaletta in pietra (era l’entrata della servitù e dei contadini)
All’inizio della scaletta è murata una lapida che ricorda il musicista Ignazio Marini.
La villa passò di proprietà dalla famiglia Marini a quella Cadei, alla famiglia Cima e poi Grassi, che, nel 1984, la vendette al comune, che la trasformò nella sede comunale.
Il restauro ha rispettato completamente l’edificio originale (Anche i pavimenti in legno e in graniglia sono stati rimessi al loro posto, così come le porte e le finestre); sono stati fatti di nuovo soltanto i servizi, l’ascensore, l’impianto di riscaldamento e quello elettrico, che per ragioni di sicurezza è stato realizzato all’esterno.
Tra poco, la cantina, diventerà l’aula consiliare, dove si  riunisce cioè l Consiglio comunale per prendere le sue decisioni.
La parte dietro della Villa, verso Nord, era usata come deposito degli attrezzi, dei carri di campagna, come legnaia e piccola serra, come si può vedere anche adesso ha questa destinazione.
Ancora un’occhiata all’ingresso, molto signorile ed elegante, sul pavimento, durante i lavori di restauro, è stato fatto comporre lo stemma comunale.
E così Villa Clorinda, da casa padronale di una famiglia, è diventata la casa di tutti i Cittadini di Castelli Calepio, cioè il municipio, sede del comune.

Foto Davide Modina
Testo: appunti trovati presso la biblioteca comunale "Fra Ambrogio da Calepio".

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