venerdì 10 giugno 2016
giovedì 7 aprile 2016
venerdì 1 aprile 2016
Madonna del Broseto (Calepio)
L'edificio è situato alla sommità di un piccolo colle detto Broseto o Ambroseto. Una descrizione ne viene data da P. Donato Calvi (1634) nelle sue "Effemeridi" "... pur chiesa matrice capo di Pieve.. et nel distretti suo veggonsi quattro Oratrij molto ben tenuti, il primo antichissimo, benchè modernatamente ristorato, dedicato alla Presentazione della Maria Vergine, che già era tempio profano a tutti li Dei dedicato... questo sopra piccol colle riposto, sotto cui scaturisce un fonte agli infermi fià molto profittevole...". Achille Mauzio sostiene che in origine la costruzione doveva essere un tempio sacro a tutti gli dei, deduzione derivata dalle parole scolpite su di una lastra di marmo bainco rinvenuta nei dintorni dell'edificio: "PANTHEO/IUVENTI HERMA ET PHILTATE - V.S.L.M.". Sempre correlata a quest'iscrizione e particolarmente interessante è la descrizione del luogo resa dal professor D.G. Zmbetti che, sulla base del Dizionario di Fra Ambrogio da Calepio, riferisce il terminte Pantheo a Pantheon e cioè Dio supremo, divinità identificata nel caso specifico in Bacco, essendo Calepio la terra del buon vino.
Testo: Infonografia adiacente alla chiesa.
Foto: Davide Modina
Pieve di Calepio
Attorno al secolo VIII, con l'aumentare nei pagi del numero di fedeli alla religione Cristiana, la Cattedrale del Vescovo cessò di essere la sola chiesa battesimale per il contado. Iniziarono a sorgere numerose chiese rurali dette dapprima battesimali e succesivamente plebane o pievi. Le pievi, generalmente intitolate a San Giovanni Battista (Telgate, Dossena, Clusone) e a San Lorenzo Martire (Ghisalba, Mologno di Casazza e Calepio), assunsero crescente importanza per la vastità del territorio controllato. In esse si svolgevano la celebrazione Eucaristica, la predicazione solenne, la sepoltura dei morti ed era amministrato il battesimo. L'attuale chiesa di San Lorenzo fu costruita tra il XV e il XVI secolo. La facciata è caratterizzata dal consueto profilo a capanna con rosone centrale, mentre l'interno segue lo schema dello stle gotico lombardo tre-quattrocentesco. La pieve comprende tre cappelle a pianta rettangolare e copertura con volta a botte. La navata è scandita in campate da quattro archi trasversali ad ogiva impostati su bassi piedritti. La copertura è costituita da travi a vista con travelle di cotto. L'opera fu portata a termine con le decorazione nel 1555. Successive aggiunte furono il campanile completata nel 1596 a seguito di un decreto di San Carlo Borromeo (1575) e il nuovo presbiterio con relativa abside completato presumibilmente nei primi decenni del XVII secolo. Il battistero è impreziosito da una tela di Francesco Cavagna, figlio del più celebre Gian Paolo. Nel 1692 l'allora arciprete Giovan Francesco Valle fu autorizato dal vescovo Giustiniani ad erigere la Cappella di San Maurizio in memoria di quella dedicata al martire nei piani più bassi del castello. Negli stessi anni fu portata da Bergamo la pala posta sopra all'altare, mentre le pregevoli decorazioni sono da attribuire presumibilmente ai fratelli Galliari di Adorno, impareggiabili maestri del Settecento.
Testo: infonografia nei pressi della Pieve
Foto: Davide Modina
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Testo: infonografia nei pressi della Pieve
Foto: Davide Modina
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domenica 13 marzo 2016
Chiesa "Madonna della Neve" (Tagliuno)
testo: http://www.parrocchiaditagliuno.it/styled/styled-3/styled-27/index.html
Foto: Davide Modina
giovedì 10 marzo 2016
Castello di Tagliuno
Il castello di Tagliuno venne costruito su un terrazzo naturale lungo il fiume Oglio, poco a sud del nucleo storico. L’edificio, edificato probabilmente nel XIV secolo e sviluppato in altezza su tre piani, presenta una massiccia base a scarpa e gli avanzi di una torre, crollata verso la fine del XIX secolo. La struttura originaria è stata però profondamente alterata da interventi che si sono susseguiti nel corso del tempo; in particolare, tra il XVI e il XVII secolo, al corpo di fabbrica medievale venne addossato ortogonalmente un edificio con porticato e loggia e l’intero complesso venne destinato a funzioni rurali.
testo: http://www.ecomuseovalcalepiobassosebino.it/Patrimonio5.htm
foto: Davide Modina
Cippo confinario (Tagliuno)
Cippo confinario visto da Est |
Cippo visto da Ovest |
Incisioni a terra fatte in occasione dell'ultimo restauro |
Borgo di Calepio
Gli stanziamenti presso Calepio e i territori circostanti
sono testimoniati già in epoche remote: malgrado l’assenza di reperti
preromani, lo Zambetti ne ipotizzerebbe origine greche. Certa è la presenza di
un insediamento in epoca romana (pagus) di cui sono giunte a noi alcune
inequivocabili testimonianze. Tra queste citiamo come significativo una base di
marmo bianco, oggi conservata presso il Museo Archeologico di Verona, rinvenuta
nei pressi del piccolo colle denominato Broseto o Ambroseto, recante l’incisione
“PANTHEO IVUENTI HERMA ET PHILTATE – V.S.LM.” iscrizione variamente
interpretata dagli storici ma sempre riferita all’esistenza di un tempietto,
convertito in epoca più tarda in Oratorio. E’ recente (1977) il ritrovamento di
una tomba longobarda in località Castel Rampino: uno scavo riportò alla luce in
questo sito resti umani e oggetti appartenente al corredo di un’armatura
riconducibili alla seconda metà del VII secolo d.C. Un documento del 912
riferisce la locazione “in vico Castro Calepio”, mentre in una memoria del 941
troviamo la registrazione di alcuni possedimenti relativi ad una chiesa di
S.Maria che potrebbe essere riconducibile al Santuario che ancora oggi è
conservato in località Bognatica. Nei secoli XI e XII Calepio è dominio di un
ramo collaterale della famiglia Ghisalbertina, la famiglia Martinengo. Verso la
fine del XV secolo Calepio si trova al centro della guerra tra Venezia e
Milano. Documenti storici ci confermano che nel 1570 perdurava ancora a Calepio
l’uso di confermare la promessa nuziale col mangiare e bere insieme dei due
sposi in maniera simile alla confarreazione romana. Nel 1843 gli ultimi
discendenti dei Conti Calepio lasciarono il castello e tutti i loro
possedimenti alle Suore della Carità affinchè costituissero un Istituto
Educativo per le fanciulle dei dodici paesi della Valle.
Testo: infonografia nei pressi della biblioteca comunale
mercoledì 9 marzo 2016
Filanda di Calepio
La filanda è situata in località Porto, su di un'area in cui nel Catasto Lombardo Veneto del 1853 è documentata la presenza di un mulino da grano funzionante ad acqua.
Nel 1873 la cessione dell'area alla ditta "Hoffmann Weber & Co" di Basilea determina la demolizione del vecchio mulino per far spazio alla costruzione della filanda. L'attività della ditta Hoffmann prosegue sino al 1887, anno in cui Erminio Neushafer alla guida dell'opifiicio darà inizio ad importanti opere di ampliamento trasformando la filanda di Calepio in una delle più grandi dellla zona e tra le prime dieci della provincia di Bergamo con cinquecento operai e tre caldaie a vapore in dotazione. Nel 1917 la filanda viene ceduta alla Società Elettrica Bresciana e, negli anni successivi, l'immobile cambia pù volte proprietà e destinazione d'uso. La filanda rappresenta un notevole esempio di architettura industriale di fine Ottocento. Interessanti i due corpi di scala interni ancora in discreto stato di conservazione di cui uno appartiene alla filanda originaria ed il secondo posteriore alle opere di ampliamento. Le pedate dei gradini, realizzate in pietra arenaria, testimoniano con la loro forma resa concava dai passi degli operai i lunghi decenni di storia dell'azienda.
Manfredi L., Ricerca storica sulla filanda di Calepio, Bergamo
Testo: infonografia adiacente all'edificio
Nel 1873 la cessione dell'area alla ditta "Hoffmann Weber & Co" di Basilea determina la demolizione del vecchio mulino per far spazio alla costruzione della filanda. L'attività della ditta Hoffmann prosegue sino al 1887, anno in cui Erminio Neushafer alla guida dell'opifiicio darà inizio ad importanti opere di ampliamento trasformando la filanda di Calepio in una delle più grandi dellla zona e tra le prime dieci della provincia di Bergamo con cinquecento operai e tre caldaie a vapore in dotazione. Nel 1917 la filanda viene ceduta alla Società Elettrica Bresciana e, negli anni successivi, l'immobile cambia pù volte proprietà e destinazione d'uso. La filanda rappresenta un notevole esempio di architettura industriale di fine Ottocento. Interessanti i due corpi di scala interni ancora in discreto stato di conservazione di cui uno appartiene alla filanda originaria ed il secondo posteriore alle opere di ampliamento. Le pedate dei gradini, realizzate in pietra arenaria, testimoniano con la loro forma resa concava dai passi degli operai i lunghi decenni di storia dell'azienda.
La filanda, in primo piano. Sullo sfondo il Castello di Calepio |
Manfredi L., Ricerca storica sulla filanda di Calepio, Bergamo
Testo: infonografia adiacente all'edificio
martedì 8 marzo 2016
Chiesa di San Rocco
Leggiamo negli atti della visita di S. Carlo: "L'oratorio di S. Rocco ha due altari. Qui non si celebra. Non ha redditi né oneri. Tolto l'altare, sia chiuso entro tre giorni". E' una storia che si ripete per il cattivo stato in cui si trovano chiese come questa. Si tratta di chiesa pubblica fatta dalla popolazione come invocazione di protezione al santo in tempo di calamità. Negli affreschi già del millequattrocento e soprattutto del millecinquecento (vedi S. Salvatore) spesso troviamo la figura di S. Rocco accanto a quella di S. Sebastiano contro la peste, assai frequente in quei secoli.
Dove fosse esattamente non ci è dato sapere. Si dice solo che stava dopo il ponte della Valle sulla strada del Porto. E dalla popolazione fu riparata quella come la seguente, che veniva rifatta, circa alla metà dell'ottocento, spostandola verso il ponte per dar luogo al nuovo tratto della strada per Calepio. Nel "libro dei legati in folio Oratorio S. Rocco" della fabbriceria troviamo: "Questo oratorio venne eretto in occasione del morbo del colera nell'anno 1838, fatta allora la devozione di erigerlo con elemosine private; ed attualmente, 1851, i lavori sono quasi arrivati a compimento per ciò che si aspetta a fabbrica".
Costruita su disegno dell'ingegnere Cancelli su suo terreno (senza passaggio di proprietà del fondo) si compiva il lavoro nel 1852, com'era scritto sul pavimento presso l'entrata. La singolare forma veniva apprezzata anche dall'ingegnere architetto Luigi Angelini nella sua raccolta di disegni (1926). Nell'ancona dell'altare sopra la tela di S. Rocco dell'ottocento, nella lunetta c'è un affresco con Madonna e Bambino al seno (fine '500), tagliato dalla chiesa precedente e qui inserito. Al lato sinistro l'adorazione dei Magi, bella tela del cinquecento, con colori fortemente ossidati. A destra la tela del Ceresa con la Madonna del Suffragio. Buona cassapanca dietro l'altare di marmo, e antico armadio con arredi in sagrestia. La statua di S. Rocco fu eseguita nel 1895 dallo scultore Bettinelli di S. Andrea in Bergamo su bozzetto dell'accademia Carrara.
Testo da:http://www.parrocchiaditagliuno.it/styled/styled-3/styled-26/index.html
Foto: Davide Modina
Dove fosse esattamente non ci è dato sapere. Si dice solo che stava dopo il ponte della Valle sulla strada del Porto. E dalla popolazione fu riparata quella come la seguente, che veniva rifatta, circa alla metà dell'ottocento, spostandola verso il ponte per dar luogo al nuovo tratto della strada per Calepio. Nel "libro dei legati in folio Oratorio S. Rocco" della fabbriceria troviamo: "Questo oratorio venne eretto in occasione del morbo del colera nell'anno 1838, fatta allora la devozione di erigerlo con elemosine private; ed attualmente, 1851, i lavori sono quasi arrivati a compimento per ciò che si aspetta a fabbrica".
Costruita su disegno dell'ingegnere Cancelli su suo terreno (senza passaggio di proprietà del fondo) si compiva il lavoro nel 1852, com'era scritto sul pavimento presso l'entrata. La singolare forma veniva apprezzata anche dall'ingegnere architetto Luigi Angelini nella sua raccolta di disegni (1926). Nell'ancona dell'altare sopra la tela di S. Rocco dell'ottocento, nella lunetta c'è un affresco con Madonna e Bambino al seno (fine '500), tagliato dalla chiesa precedente e qui inserito. Al lato sinistro l'adorazione dei Magi, bella tela del cinquecento, con colori fortemente ossidati. A destra la tela del Ceresa con la Madonna del Suffragio. Buona cassapanca dietro l'altare di marmo, e antico armadio con arredi in sagrestia. La statua di S. Rocco fu eseguita nel 1895 dallo scultore Bettinelli di S. Andrea in Bergamo su bozzetto dell'accademia Carrara.
Testo da:http://www.parrocchiaditagliuno.it/styled/styled-3/styled-26/index.html
Foto: Davide Modina
Biblioteca Comunale "Fra Ambrogio da Calepio"
Presso la Biblioteca è consercata una copia del dizionario Calepino |
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