|
Sede comunale, la villa appartenne al tenore Ignazio Marini, grande amico e collaboratore di Giuseppe Verdi.
|
Villa Clorinda fu fatta costruire, dal 1831 al 1835, dal
notaio Prospero Marini, padre del famoso cantante Ignazio Marini, al quale è
intitolata la via adiacente.
Non si conosce in nome dell’ingegnere progettista, la villa,
con il parco circostante di circa 6500 mq, compare segnata in una carta
catastale del 1843. Su questa carta appaiano anche due cedri del Libano e una
delle due magnolie tutt’ora esistenti.
E’ una tipica villa padronale di campagna. Il complesso
comprende:
La villa dove abitavano i padroni
La casa colonica alle sue spalle, dove abitavano i contadini
(ora trasformata in un abitazione civile con 12 mini appartamenti)
il ricovero della carrozze e l’abitazione del fattore (che
ospita oggi l’abitazione del custode e, fino a poco tempo fa, un centro diurno
per anziani).
E’ uno stile tardo neoclassico, tardo perché lo stile
neoclassico si sviluppa tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Si sviluppa
però prima in città, per poi arrivare anche nei paesi.
Caratteristiche dello stile neoclassico sono la facciata
rettangolare, sormontata dal triangolo in muratura, che si chiama ; i tre ordini di colonne al piano
terreno, al primo e al secondo piano; la villa è posta nello sfondo del viale
del parco e appare quasi come la scena di fondo di un teatro.
La superficie della villa è di circa 250 mq per ogni piano,
con due vasti scaloni, al primo e al secondo piano, da dove si accede, si passa,
nelle varie stanze; di particolare interesse sono quella a sinistra entrando al
piano terra ( era il salotto-soggiorno) con il soffitto finemente decorato e
con una bellissima veduta sul parco (ora è sede dell’ufficio anagrafe); la sala
del Camino, che era la cucina-refettorio della vialle; le camere da letto al
primo piano, soprattutto quelle che ora sono destinate all’ufficio ragioneria e
a quella del segretario comunale.
Nel seminterrato è collocata la cantina dove si conservava
il vino; poiché essa era rivolata a Sud, e quindi era esposta al caldo, furono
costruite, tra la cantina e l’esterno, due ampie vasche, dove veniva
convogliata continuamente l’acque delle sorgenti della collina retrostante,
così veniva assicurata la provvista d’acqua e la frescura delle cantine.
L’entrata principale era dal cancello del parco, ma si
poteva (come si può ancor oggi) entrare in villa anche da via Marini, dove
esiste la scaletta in pietra (era l’entrata della servitù e dei contadini)
All’inizio della scaletta è murata una lapida che ricorda il
musicista Ignazio Marini.
La villa passò di proprietà dalla famiglia Marini a quella
Cadei, alla famiglia Cima e poi Grassi, che, nel 1984, la vendette al comune,
che la trasformò nella sede comunale.
Il restauro ha rispettato completamente l’edificio originale
(Anche i pavimenti in legno e in graniglia sono stati rimessi al loro posto,
così come le porte e le finestre); sono stati fatti di nuovo soltanto i
servizi, l’ascensore, l’impianto di riscaldamento e quello elettrico, che per
ragioni di sicurezza è stato realizzato all’esterno.
Tra poco, la cantina, diventerà l’aula consiliare, dove
si riunisce cioè l Consiglio comunale
per prendere le sue decisioni.
La parte dietro della Villa, verso Nord, era usata come
deposito degli attrezzi, dei carri di campagna, come legnaia e piccola serra,
come si può vedere anche adesso ha questa destinazione.
Ancora un’occhiata all’ingresso, molto signorile ed
elegante, sul pavimento, durante i lavori di restauro, è stato fatto comporre
lo stemma comunale.
E così Villa Clorinda, da casa padronale di una famiglia, è
diventata la casa di tutti i Cittadini di Castelli Calepio, cioè il municipio,
sede del comune.
Foto Davide Modina
Testo: appunti trovati presso la biblioteca comunale "Fra Ambrogio da Calepio".